Caffè sospeso: cos'è e come nasce questa tradizione

23 Agosto 2021
Caffè sospeso: cos'è e come nasce questa tradizione

Per chi si è trovato nella misteriosa, caotica e affascinante città di Napoli, ha di sicuro potuto toccare con mano la calda accoglienza del popolo partenopeo: il sorriso della gente, la loro affabilità e la naturale predisposizione alla chiacchiera e all'amicizia. Alcune delle molteplici caratteristiche di questa città sono senza dubbio l'esuberanza e la teatralità di chi ci vive, riconosciute in tutto il mondo come l'italianità per eccellenza, ma anche la solidarietà, l'altruismo e l'attenzione che i napoletani hanno per i concittadini meno fortunati, italiani o immigrati che siano.

La tradizione del caffè sospeso è una delle tante testimonianze dello spirito solidale dei napoletani ed è conosciuta in tutto lo stivale e ben oltre, tanto che è stata adottata non solo in altre città italiane, come Torino, Palermo e Roma, ma anche europee e oltre oceano.

Il New York Times, il principale quotidiano americano, ha dedicato un articolo a questa tradizione popolare in occasione del Natale del 2014, elogiando l'umanità e la generosità dei napoletani e lasciando da parte, per una volta, le polemiche sul pericolo della criminalità diffusa a causa della mafia. In Argentina è ormai diventata una filosofia di vita consolidata, anche se declinata con il piatto tipico dell'empanada invece del caffè. E altri Paesi ancora, come il Canada, la Russia, la Spagna, la Finlandia, la Francia e il Belgio hanno imitato il gesto, facendolo diventare "virale" in poco tempo, giusto per usare un termine altrettanto "social".

Cos'è il caffè sospeso?

Il caffè sospeso a Napoli non è altro che un gesto di generosità verso l'altro, completamente anonimo e unicamente in nome della condivisione e del dono gratuito.

Come funziona il caffè sospeso: chi prende un caffè al bar ha l'abitudine di lasciarne un altro pagato, "in sospeso" appunto, per chiunque ne volesse beneficiare ma non se lo può permettere.

In questo caso lo slogan sarebbe "paghi due e prendi uno", ma il gusto non è per niente quello dello svantaggio, anzi! Proprio perché a Napoli un caffè non lo si nega a nessuno, chi ne può pagare uno "a terzi" lo fa davvero con il cuore, per l'alto valore della solidarietà.

Della tradizione del "sospeso" molti hanno cercato di spiegarne le origini, il senso e il perché sia un gesto così affermato nel tessuto sociale della città. Luciano De Crescenzo ci ha dedicato un libro nel 2008, intitolato "Il caffè sospeso. Saggezza quotidiana in piccoli sorrisi" dove trasmette, in parole, l'amore per questa abitudine tutta napoletana:

"Quando qualcuno è felice a Napoli, paga due caffè: uno per se stesso, ed uno per qualcuno altro. É come offrire un caffè al resto del mondo."

L'origine di questo rituale, come qualsiasi altra tradizione popolare, non è certa o documentata. Diverse sono le testimonianze, ma nessuna ufficiale.

C'è chi sostiene che ebbe inizio nel 1900, dai venditori ambulanti di caffè, latte e uova che circolavano per la città. Era frequente infatti che i più abbienti offrissero ad altri, meno facoltosi, qualche prodotto o la spesa per la famiglia. Altri affermano che si sviluppò dopo la Prima Guerra Mondiale, in tempi economici estremamente difficili. Non per ultimi quelli che dicono sia nata per evitare le comuni liti tra amici al bar, al momento di pagare il conto.

Di certo c'è che negli anni è diventato il segno distintivo del popolo napoletano, tanto da estendersi anche ad altri esercizi, come pizzerie e librerie: non solo caffè quindi, ma anche pizze e libri gratuiti per senzatetto e bisognosi.

Sempre a Napoli, nei recenti periodi di emergenza pandemica, si è diffusa anche un'altra consuetudine altrettanto onorevole, quella del "paniere solidale": ceste in vimini appese dai balconi, contenenti generi alimentari o di prima necessità, accompagnate da un cartello con l'indicazione "chi può metta, chi non può prenda".

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